La Fascia C con obbligo di prescrizione resta in Farmacia ma entrano le società di capitale, questi i punti salienti del Ddl concorrenza approvato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri. «Sarà pure una vittoria» commenta Carlo Ranaudo, già docente Università Federico II Napoli «ma a che prezzo?»
C’è chi esulta e canta vittoria per essere riusciti a lasciare la Fascia C in Farmacia. Sarà pure una vittoria, ma a che prezzo? Le società di capitale entrano e occupano la farmacia: questo era il vero baluardo da difendere e non accanirsi negli anni in una strenua difesa di una improponibile pianta organica ormai spesso superata dai fatti o di una guerra intestina alla categoria tra farmacie convenzionate e non. E alla fine chi vince? Per l’ennesima volta ci viene calata dall’alto una legge di riforma senza che la categoria sia stata capace di proporre una vera riforma dal suo interno. Il caso dei medici di famiglia docet. I meno giovani ricorderanno il passaggio della medicina di base da un bacino di pazienti illimitato al massimale, seguendo la via dei medici associati e del numero programmato. Abbiamo subito la grande riforma Monti, la legge dei supertecnici che fa acqua da tutte le parti tanto che ad oggi dopo 3 anni, in barba a tutti i proclami, non ha fatto aprire nemmeno una nuova farmacia. Ora ne subiamo un’altra che stravolgerà il panorama farmaceutico italiano. Società di capitale, soldi “freschi” che alimenteranno il mercato delle farmacie. Il farmacista non deve nemmeno far parte della compagine societaria, sarà un dipendente legato ad un budget, legato ad una vendita, legato ad un margine. Una cosa però l’abbiamo ottenuta. In Italia ci sono 5.600 Comuni con meno di 5.000 abitanti: il 70% del totale. A chi faranno gola queste farmacie? Non certo alle società di capitale. Peccato però che solo il 16,70% della popolazione vive in questi comuni. Dunque la maggior parte delle farmacie non si trova lì. Speriamo che non sia una vittoria di Pirro.
Carlo Ranaudo